- Program Notes
- Nelle composizioni di Maurilio Cacciatore l’impiego degli strumenti acustici e le risorse offerte dalla musica digitale si coniugano attraverso l’informatica e il ricorso a oggetti elettromeccanici; tra le due estreme polarità rappresentate da un lato dagli strumenti della tradizione e dall’altro dall’elettronica pura si colloca una gamma ampia e variegata di sonorità ibride prodotte da tecniche esecutive non convenzionali. Un’altra caratteristica importante della produzione compositiva di Cacciatore è costituita dall’interazione e dall’integrazione di musica, aspetti visuali e luci in una dimensione teatrale e drammaturgica che si rivela essenziale manifestandosi nella performance come unità multimediale imprescindibile.
Tutti questi tratti s’incontrano nella Trilogia dei folletti che evoca gli esseri fiabeschi di tante tradizioni popolari, piccoli e sfuggenti, burloni e dispettosi, autori di scherzi ora benevoli ora invece maligni. L’intitolazione ai folletti è curiosa, come spiega l’autore stesso:
«Il richiamo ai folletti è innanzi tutto un pretesto. Spesso il titolo di una composizione è una diretta conseguenza di quello che si scrive, a volte ci sono titoli che sono motivati dal testo che eventualmente si utilizza o dal riferimento a un contenuto extramusicale o da una dedica. In questo caso invece è il contrario. Fin da quando ero adolescente volevo scrivere un pezzo chiamandolo con lo stesso titolo del primo pezzo della trilogia, Ecco perché ho paura dei folletti. Poi per circa vent’anni non ho mai focalizzato l’idea che una mia composizione potesse avere un titolo simile, sino a quando nel 2019 arrivò l’opportunità di scrivere un pezzo per uno strumento così particolare come il flauto contrabbasso. Nel nostro immaginario culturale l’idea dei folletti è associata da un lato a un aspetto ludico e dall’altro a un aspetto magico, che comunque esulano entrambi dalla realtà . Trasponendo questa idea in musica, la non appartenenza alla realtà coincide con l’uso degli strumenti in maniera non convenzionale. Non si tratta di fare l’abecedario di tutte le tecniche contemporanee ma di porsi in un determinato atteggiamento: nella prima parte dell’ultimo pezzo della trilogia, per esempio, il fatto che flauto e sassofono non sono ciò che sono ma sono piuttosto strumenti a percussione, con tutto ciò che ne deriva nel cercare tecniche che non producono suoni ad altezza determinata ma che comunque rispettano la fisiologia della scrittura strumentale».
Il rispetto della «fisiologia della scrittura strumentale» resta per Cacciatore un elemento fondamentale del suo fare musica. L’intento non è quello di trascendere le possibilità tecniche o lo stesso bagaglio culturale degli strumentisti ma di esplorare e scavare nella «fisiologia della scrittura strumentale» alla ricerca dei suoni e delle competenze tecniche che sono alla periferia del linguaggio di ogni strumento. La dimensione fisiologica è messa in relazione con il trattamento elettronico e con la componente visuale, resa necessaria da indicazioni che passano attraverso gli stessi filtri e delle stesse maglie della creazione compositiva così da ricerca una corrispondenza tra strutture musicali e temporali.
La Trilogia dei folletti per ensemble, luci, video ed elettronica unisce tre pezzi per organici diversi composti nel giro di quattro anni tracciando un percorso drammaturgico e un arco narrativo molto preciso. Il primo pannello s’intitola Ecco perché ho paura del folletti (2019) ed è un pezzo per flauto contrabbasso, live video e live electronics che nasce come commissione dell’ensembe HANATSUmiroir di Strasburgo. Nella trilogia il titolo del pezzo assume una funzione per così dire pilota. Il flauto contrabbasso è impiegato come uno strumento a percussione con colpi di chiave ed effetti di aria insufflata; volatile e appunto percussiva, la musica si rifà a qualcosa che può essere associato al titolo e all’idea della paura.
Il secondo pannello s’intitola Ho fatto amicizia coi folletti (2021) e consiste in quattro pezzi per sassofono e live electronics pensati per studenti dai dieci ai diciotto anni in ordine crescente di difficoltà . La commissione dei quattro pezzi da parte del centro di creazione musicale Art Zoyd Studios di Valenciennes è da ricondurre a un progetto pedagogico realizzato in collaborazione con la classe di sassofono di Serge Bertocchi al Conservatorio di Amiens. Anche qui i tre tipi di sassofono (contralto senza bocchino, tenore, soprano senza ancia) sono usati come strumenti percussivi ed emerge inoltre l’aspetto ludico del retaggio culturale associato all’idea dei folletti mentre l’elemento magico e soprannaturale si coglie nella trasformazione del suono in tempo reale e nell’interazione tra ciò che accade nella musica e la componente video. I primi due pezzi (per sassofono contralto), i più semplici della serie, sono proposti in una versione rielaborata rispetto alla versione originale.
Il terzo e ultimo pannello, Folletti traditori (2023) per flauto, sassofono, violino, viola, violoncello, live vide, lighting e live electronics è incentrato intorno all’idea del tradimento. Come afferma il compositore «il concetto di tradimento ha una sua forte drammaturgia interna, non ci sono molte altre parole che posseggano in sé una dinamica teatrale che valga la pena di raccontare. L’umanità è piena di tradimenti che sono stati raccontati e pensare a dei folletti che tradiscono è, credo, sufficientemente folle per suscitare curiosità ». Se è vero che un tradimento è la rottura di un accordo o di un patto, la forma del pezzo mette in musica questo concetto. All’inizio la morfologia e la gestualità dei primi due pezzi è trasposta, nei limiti del possibile, anche sugli archi, che si comportano dunque anch’essi come strumenti a percussione prima che incominci una progressiva trasformazione del suono. L’approccio compositivo che ha connotato la scrittura dei pannelli precedenti comincia a venire meno perché viene tradito: il «tradimento» trasforma progressivamente le texture e la morfologia dei suoni andando a infrangere le regole stabilite sino a quel momento per le figure e i comportamenti compositivi. Mentre i primi due pezzi e anche la prima parte del terzo pezzo della trilogia si basano sull’esplorazione di suoni corti, percussivi, soffi e privi di altezze determinate, nel prosieguo del terzo pezzo si recuperano durate più lunghe e suoni temperati originando il primo di una serie di cambiamenti di prospettiva.
Cesare Fertonani
- Performer Credits
- Syntax ensemble
- Publisher
- Edizioni Suvini Zerboni, Milan